Riflessioni fotografiche
La mostra “Periferie, riflessioni fotografiche” è il risultato di un percorso intrapreso con una decina di giovani creative/i, all’interno dello spazio Lapsus. Il laboratorio fotografico è stata un’attività del progetto Astratto, vincitore del bando della Regione Marche AggregAzione 3 per le politiche giovanili ed è stato condotto da Cristina Panicali, fotografa, e Andrea Simonetti, art counselor in arti espressive.
Le/i partecipanti, che hanno aderito volontariamente, hanno indagato insieme il tema Periferia attraverso una serie di esercizi e pratiche legate alla metodologia del Photovoice, strumento di ricerca-azione partecipata che attraverso il linguaggio fotografico cerca di promuovere e incentivare la partecipazione, la riflessione critica e l’auto espressione. L’intento è appunto quello di rendere i partecipanti protagonisti della narrazione e diventare soggetti attivi raccontando e raccontandosi.
I laboratori sono partiti da quello che il termine Periferia evocava in ciascuna/o, attraverso discussioni di gruppo ed esercizi esperienziali. La parola “periferia” ha senso solo in relazione all’idea di “centro”, centro come uno spazio denso di relazioni, scambi, storia e significati. Le Periferie, al plurale, fanno quindi riferimento a un centro immaginario, assente o desiderabile ma comunque da identificare e interrogare. Ma qual’è il centro e quali le periferie?
Si è quindi passati ad esplorare la “grammatica delle immagini” per capire come tradurre nel linguaggio visivo le consapevolezze acquisite, i bisogni e i desideri, valorizzando le domande e i processi più che le risposte.
Al centro del percorso l’ascolto e la condivisione, per arrivare a dar vita – in un gioco di specchi e confronti – a progetti personali con immagini autoprodotte.
Ne sono scaturiti progetti intimi: squarci sul mondo interiore e sulla continua ricerca di identità che si costruisce e ri-costruisce nelle dinamiche personali e relazionali. Nella maggior parte dei progetti la Periferia è stata intesa come spazio metaforico, psichico e relazionale, in alcuni casi invece lo sguardo si è legato alla dimensione territoriale, al contesto e agli spazi aggregativi.
La macchina fotografica è stato un portale per catturare paesaggi sempre più rarefatti dove – quasi si trattasse di scultura – più si toglie e più si trova; periferie del tempo e della memoria; luoghi abbandonati e salotti in cui la comunità si ritrova e si ricostruisce nelle attività quotidiane. Gli autori si sono immersi a sondare quanto ci fosse sotto la punta dell’iceberg e ne sono emerse luci come spiragli nel buio, dettagli che raccontano le complesse e vitali relazioni famigliari, la ricerca di sé, la voglia di tuffarsi nel mondo ma anche di trovare una Casa, come un posto da dove si possano allungare rami e radici.
Nella mostra, che inaugurerà nello spazio Lapsus il 26 febbraio 2022 alle ore 12.00 ci saranno tutte le opere e le installazioni ad hoc con cui gli autori, attraverso la restituzione alla comunità, lanciano semi per trovare un “centro” come punto di incontro da cui partire.
La mostra rimarrà aperta fino al 19 marzo negli orari dal martedì al venerdì dalle 10,30 alle 12.00 e dalle 15,30 alle 18.00. Durante il fine settimana la mostra verrà aperta esclusivamente su appuntamento chiamando il numero 3297797352